TESTI CRITICI

Vittorio Mascalchi - Padre Pio a Porta Saragozza

Il fatto che qui a Bologna si appresti a prendere, per così dire, fissa dimora l’immagine di Padre Pio in tutta la sua consistenza plastica che il bronzo di Salvatore Amelio l’ha saputa dotare, assume toni ampliamente significativi.
Padre Pio, almeno tra i Santi di più recente proclamazione, già gode di grande popolarità anche nella nostra città.
Questa sua immagine desterà certamente curiosità e interesse tra i miei concittadini ed è quindi predestinata ad essere famigliarmente accolta in comunione alle altre, a quelle del nostro Patrono San Petronio e dell’immagine più amata da noi bolognesi,, quella della Madonna di San Luca.
A tal proposito mi pare ben congeniata anche la scelta del luogo dove si ergerà la figura del Santo di Pietralcina, posta a Porta Saragozza dove ha inizio il Portico di San Luca e, dunque in attesa di porgere il rituale saluto all’immagine della Vergine che anno dopo anno scende dalla sua Chiesa posta sul Colle della Guardia e ad essa poi risale.
Alla strategica collocazione del Santo adeguatamente corrisponde l’ampio suo gesto di saluto che caratterizza l’immagine proposta dall’artista che l’ha così effigiato.
Avvalendosi della grande tradizione della scultura che,   tra le arti ha come preminente proprietà quella di porsi in termini monumentali perchè dotata di due intrinseche qualità parziali, l’immagine di Padre Pio viene ad assumere  una propria solennità volutamente mitigata dal gesto bonario di saluto.
Ma a parte ogni considerazione relativa al Santo e alla sua collocazione, ben osservando quest’opera di Amelio ho avuto l’impressione che nel concepirla ed eseguirla, egli abbia inteso misurarsi con la frontale essenzialità di certe opere di maestri romantici di tradizione popolare operanti tra il XII° e il XIII° secolo anche nella nostra regione.
Quelle figure di patriarchi e di santi da loro rappresentate in altorilievi o sculture di spirito barbarico e di sapore longobardo, alla cu plasticità essenziale dei corpi corrisponde una forte insistenza anatomica nella resa dei volti e una meticolosa cura nel dettaglio dei sacri simboli con cui sono fregiati, hanno forse offerto ad Amelio un possibile modello di raffronto.
Dalla documentazione della sua opera ho avuto modo di apprendere come il percorso artistico di Amelio si articoli alternativamente tra l’ambito scultoreo e quello pittorico. Così come mi è dato di capire che la sua ricerca proceda su due direttrici da lui individuate e colte dal vasto panorama delle avanguardie storiche: una di dichiarata memoria futurista e l’altra riferibile al clima metafisico.
Ma precisando da un’analisi più specificatamente critica della ricerca artistica di Amelio, già per altro ampliamente documentata, mi par d’intendere che, con il ciclo d’opere di ispirazione religiosa, al quale certamente appartiene questa scultura di Padre Pio, egli voglia dare al suo lavoro ulteriori sviluppi espressivi.
In epoca di citazioni, dove il “passato” è ri-pensato o ri-trovato come fosse un ready-make, appare sempre più esplicita in molto artisti la tendenza a voler superare il clima di estenuato accademismo e di conformismo dilagante che da tempo pervade il panorama della arti, attraverso un ritrovato e forse rigenerante rapporto con la tradizione.
Dopo un prolungato vuoto di memoria sul nostro “passato”, che ha visto gran parte degli artisti proiettati in avventure sperimentali sempre più spericolate, da più parti appare con evidenza un equivocabile segnale di ripensamento critico sulla nostra contemporaneità, che non è da intendersi come atteggiamento reazionario di “ritorno all’ordine”, bensì va, a parer mio, interpretato  e valutato come una possibile forma di resistenza ad un mondo che per tanti versi non va.
Purtroppo questa comprensibile e pur lodevole propensione, rischia di prestare il fianco a operazioni di piccolo e medio cabotaggio di mercato. Per cui, alla qualità di banali nullità troppo spesso prodotte in questi anni e contrabbandate per opere d’arte, ora si aggiunge il pericolo di un sistematico ripescaggio delle opere molto spesso scadenti, dipinte o scolpite che siano, addirittura spacciate come se fossero anticipazioni di quella ben motivata volontà di cui prima si diceva, tesa invece al recupero di quei valori pittorici e plastici che ancora può offrirci la nostra più autentica tradizione.
Che l’operare di Salvatore Amelio sia volto a riaprire un tramite con la tradizione e autentico risulti l’impegno che ne deriva, lo attesta gran parte della sua ultima produzione, per altro più volte dedicata alla realizzazione di temi sacri come queste più recenti sculture di Padre Pio.
Proprio grazie a Padre Pio e attraverso le successive sue immagini riproposte, le volumetrie di Salvatore Amelio sono andate modificandosi acquisendo una nuova virtù, quella del consueto; acquisizione che gli ha consentito di realizzare non semplici “varianti sul tema”, bensì di offrirci attraverso un’approfondita analisi psicologica soprattutto rivolta allo studio dei tratti fisionomici e gestuali, aspetti espressivi e quindi comunicativi, di volta in volta opportunamente dettagliati e godibili anche nella loro resa volumetrica plastica.

Bologna, 15 ottobre 2003

 

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